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Cause sociologiche ed economiche

delle rivoluzioni



Il motivo per cui la storia moderna sia stata teatro di così tanti processi è riconducibile principalmente ad una questione sociale. In primis, le condizioni di vita pessime generano sentimenti di violenza verso gli oppressori, tuttavia sono azioni che rientrano nella definizione di rivolta; però può essere considerata come la miccia che si ripercuote in un azione esplosiva a cascata. Vedremo più avanti come un avvenimento di limitate dimensioni possa raggiungere un carattere nazionale. Pertanto esiste qualcosa di ulteriore alla base, e probabilmente, la vera causa, è lo scontro tra il "vecchio" e il "nuovo". Lo scontro sul passaggio da una società agricola ad una società industriale. E infatti, come già detto, non si può parlare di rivoluzioni nell'antichità, ma solamente in un'ottica moderna. In molti casi sono delle reazioni all'instaurazione di un sistema che limita la libertà individuale. Sistemi come quello monarchico francese, zarista russo e come quello retto da una forte azione coercitiva esercitata dalla Chiesa del 1600 sono i sistemi più a rischio. Stati molto rigidi incapaci di evolversi o fornire opportunità di cambiamento Perciò pure la repressione di alcune attività di intellettuali produce aggressività e frustrazione scatenando una reazione a catena che può avere come via di sfogo proprio la rivoluzione.Una causa sottovalutata è identificabile nell'immediata reazione della classe dirigente ad un tentativo di ribellione molto contenuto. Se la reazione fosse intransigente, inevitabilmente si acuirebbe l'astio dei "ribelli" gonfiando la situazione fino al limite.
La reazione più moderata per eccellenza è stata quella attuata da Giolitti nei confronti delle rivolte operaie che infatti si soprono nel giro di pochi mesi. Esempio opposto, ma con lo stesso protagonista, nel settembre del 1904, la repressione antipopolare delle forze di polizia estese gli scioperi dal sud Italia a tutto il paese vivacizzando gli animi rivoluzionari. Solo lo scioglimento del governo risolse la situazione, non la continuazione della violenza verso i dimostranti. Ciò dimostra, senza voler difendere l'operato complessivo dello statista, a cosa può portare un'azione fortemente repressiva. In più, quando dopo un periodo di intenso sviluppo non vengono mantenute pienamente le aspettative, si crea un gap ingente tra ciò che è desiderato dalla popolazione e ciò che è realmente in loro possesso. Bisogno prevalentemente riconducibile al benessere economico della famiglia e della persona. Se quindi dopo anni di sforzi per lo sviluppo la "gente" non ottiene un compenso proporzionato all'attività svolta, è inevitabile aspettarsi una reazione violenta indice di insofferenza e sfruttamento. Hanna Arendt, con il proprio saggio "Sulla Rivoluzione" è forse una delle persone più importanti per affrontare queste analisi. In uno dei suoi scritti troviamo che la più vera motivazione per una rivoluzione è la libertà.
"In una situazione internazionale che contrappone la minaccia di totale distruzione attraverso la guerra alla speranza di emancipazione di tutta l'umanità attraverso la rivoluzione, non resta altra causa se non la più antica di tutte, la causa della libertà contro la tirannide". Infatti, tutte le cause sopraelencate, e riassunte nello schema poco più sotto, rappresentano esattamente una limitazione di libertà nei suoi diversi aspetti. Sia economico che politico (la non libertà d i partecipazione al governo/ alle istituzioni). Cioè in uno stato con governo totalitario e assoluto ed un esempio lampante ne è lo zarismo russo. Le cause sociali, purtroppo, scavalcano le cause politiche ed economiche, ed è questo il più grande errore delle rivoluzioni. La Arendt sostiene questo a fronte di un'accurata analisi dei più grandi sconvolgimenti storici. Possiamo così riassumere le cause:
  • Mancanza di Libertà
  • Condizioni di vita pessime (socio-economica)
  • Contrasto tra antico e moderno (economica)
  • Stato repressivo e rigido (sociale)
  • Mancato soddisfacimento di un bisogno (socio-economica)

 

Realizzato da Francesco Airaghi

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